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mercoledì 12 ottobre 2011

L'antistato

Attualmente la camorra ottusa e violenta, che spara, spesso senza una vera professionalità criminale coinvolgendo vittime innocenti, costituisce, oramai, non più il vertice delle organizzazioni ma un livello inferiore. I cosiddetti “ gruppi di fuoco” costituiscono il braccio violento, una sorta di esecutori di sentenze, di esattori estremi. Esiste un livello superiore ormai consolidato e che ha ereditato il potere, quello vero, delle vecchie cosche. Questo livello più alto è formato da politici una volta collusi e poi passati a pieno diritto nei quadri dirigenti, da esperti di economia e finanza che con il loro lavoro riescono a pianificare sia le attività illecite, guidandole come delle normali imprese, magari con un pizzico di attenzione in più, sia le attività legali in cui reinvestire gli enormi proventi provenienti dai settori illegali. Inoltre, sempre in questo livello più elevato, sono presenti personaggi di spicco della magistratura e delle forze dell’ordine nonché avvocati, quasi sempre di gran fama ed esperienza, Tutti costoro insieme costituiscono la nuova, vera, cupola della camorra; ciò è potuto avvenire perché il livello violento e brutale, che una volta era predominante, nel tempo ha dovuto ricorrere sempre più spesso alle categorie elencate, per chiedere aiuto e supporto, a lungo andare i colletti bianchi si sono resi conto che il lavoro vero lo facevano loro e da qui ad impadronirsi delle leve di comando il passo fu breve.

Lo stato per combattere seriamente la malavita organizzata non deve poi guardare così lontano… un po’ di pulizia in casa non guasterebbe di certo. Il riciclo dei proventi illegali in attività lecite non è affatto cosa difficile, le possibilità sono tante, da quella classica di impadronirsi di aziende in difficoltà ed indebitate mettendovi alla direzione dei prestanome, a quella, solo leggermente più raffinata, di triangolare l’inserimento nell’economia lecita. In questo ultimo caso per inserirsi in una attività, piccola o grande che sia, usano lo stratagemma di inserirsi, in modo del tutto lecito, acquistando delle quote delle società o dandole la scalata, nel caso di S.p.A., in questo caso gli altri soci neanche si rendono conto di lavorare per la camorra e di contribuire ad attività illegali. Dunque una nuova generazione di camorristi, in giacca, cravatta e valigetta da manager, che non vedono certo di buon occhio i vecchi metodi sanguinari e cercano di liberarsi dei più esaltati. Essi relegano l’uso della violenza solo ai casi estremi irrisolvibili in altro modo, ciò perché è buona norma non attirare l’attenzione oltre l’indispensabile, e nulla attira l’attenzione più di un omicidio.

Ovunque girano grosse somme di danaro si può essere sicuri che la camorra c’è o mira ad esserci, quindi, sono da considerare sorvegliate speciali le banche, le finanziarie, i servizi di riscossione crediti, specialmente se queste ultime agiscono in regime di monopolio. Grandi e medie aziende in difficoltà vanno accuratamente monitorate perché punti deboli e porte di facile accesso ai manager del crimine, magari anche solo con piccole quote di partecipazione. La stessa Consob dovrebbe meglio verificare sulla tenuta della riservatezza che le dovrebbe essere propria, fenomeni di insider-trading, leggi indiscrezioni sulle tendenze di mercato e sullo stato di salute di aziende, agevolano il lavoro dei manager con la pistola.

Purtroppo lo stato è sempre un passo (uno solo?) indietro rispetto alla malavita organizzata mentre invece bisognerebbe spesso giocare d’anticipo. In fin dei conti pervenire è ancora meglio di reprimere.

Noi in Italia abbiamo l’ottima Guardia di Finanza sicuramente in grado di agire in modo incisivo contro questi fenomeni riuscendo, magari, a debellarli con azioni di prevenzione.