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mercoledì 18 gennaio 2012

Una ITALIA di SCHETTINO

Come tutti, in questi giorni ho seguito attentamente le notizie che rimbalzano intorno alla tragica vicenda dell’affondamento della Concordia. Oggi, come sicuramente la maggior parte chi segue questo blog, ho avuto modo di ascoltare la telefonata fra il capitano Francesco Schettino, e Gregorio Maria De Falco, che da terra lo redarguiva duramente, cercando di ricondurlo ai suoi doveri. Uno scontro fra una persona del tutto priva di leadership e un’altra che l’aveva assunta e la stava esercitando con decisione.
Non voglio unirmi allo sdegno di quanti stanno condannando Schettino, è troppo facile e poi non è il mio lavoro giudicare un uomo che sta già subendo e subirà le conseguenze delle sue azioni, né mi sento in diritto di puntare il dito, anche se la tentazione è tanta.
La “leadership” è un concetto sfuggente, non una caratteristica univoca, ma un insieme di risorse interiori che cooperano.
Secondo Robbins il vero leader è un vero “servitore”. Chi guida altre persone non può ignorare questa equazione, non può evitare di focalizzare la sua mente sul senso più alto della leadership, che è quello di servire parallelamente i propri obiettivi, il bene degli altri intorno a sé e un bene più alto, qualcosa che va oltre se stessi e gli altri. Può essere un ideale, un idea di futuro, una motivazione spirituale. Questa ultima motivazione è legato al desiderio di contribuire, di dare, di elargire. Di essere “al servizio”.
Oggi più che mai, per affrontare i tempi impegnativi che tutti noi stiamo vivendo, sono convinto che comprendere cosa sia la leadership e svilupparla dentro di sé sia sempre più importante a livello individuale e collettivo. Essere capaci di affrontare le sfide, vincerle, mantenere l’equilibrio, avere la forza di fare la cosa giusta e non quella conveniente, come ad esempio tornare sul ponte della nave che affonda, farà una sostanziale differenza nell’Italia che vogliamo tenere a galla e riportare a navigare il prima possibile.
Imparare ad essere più leader di noi stessi e quindi pronti a diventare leader di altri, per aiutarli più che per comandarli, sarà una delle grandi sfide di questa fase storica. Ecco perché quando osservo il Paese intorno a me e vedo quanti, davanti alla nave che affonda, sono sgomenti e confusi, non sanno che fare, accampano scuse, dicono che c’è buio e quindi non sanno da che parte andare, sento più forte la motivazione a svolgere la mia attività nella formazione, a dare un contributo alla vita di chi un giorno potrebbe trovarsi a doverla usare la sua leadership, e allora meglio che ci sia e sia forte. La leadership non è un optional! La leadership migliora le vite degli esseri umani. E più spesso di quanto si immagini, quelle vite, se c’è davvero, le può addirittura salvare.
Impararla e svilupparla, certi giorni, diavolo, mi sembra proprio un dovere che nessuno può concedersi il lusso di negare ancora.
Schettino è solo metafora di questo paese lo scrivo da piu' giorni sulla mia bacheca, esempio eclatante il nosstro Parlamento con deputati e senatori nominati dai capi partito e non dall'elettore. Gente incapace al ponte di comando il risultato è solo la nave che affonda !!!!!!!!!!!!