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venerdì 14 settembre 2012

E’ piuttosto ironico, se non sconfortante, che il professor Mario Monti attacchi l’articolo 18 come causa dei problemi dell’economia italiana nello stesso giorni il Centro studi di Confindustria anticipa che non solo la recessione sarà molto peggiore di quanto previsto dall’attuale governo, ma che l’anno prossimo la ricchezza nazionale diminuirà invece che crescere. Mario Monti potrebbe forse aver ragione nella diagnosi del passato, ma ha sicuramente più di una responsabilità sul disastro attuale. La stretta fiscale imposta alla già tartassata economia italiana per raggiungere un insano pareggio di bilancio in mezzo ad una recessione così acuta ha avuto gli effetti negativi che erano preventivabili. Lo stesso Monti l’ha ammesso due giorni fa, dicendo di pensare che “in parte le nostre decisioni abbiano contribuito ad aggravare la situazione congiunturale. E’ ovvio, solo uno stolto può pensare di incidere su un male strutturale, nato da decenni, senza determinare un aggravamento nel breve periodo che deriva da una riduzione della domanda interna”. Ecco perché, invece che prendersela con le rigidità delle politiche del passato, Mario Monti dovrebbe anche fare un po’ di autocritica sul suo insano balletto sul rigore. Ad aprile del 2012 il presidente dichiarava che “non ci sono margini per una deroga al rigore. Molti settori hanno buoni titoli per chiedere deroghe al rigore, ma il rigore non è contro la crescita”, per poi smentirsi due soli mesi dopo ribadendo il suo no alla “trappola della recessione” che sarebbe innescata dal rigore che frena la crescita“. Il ripensamento del mercato del lavoro ha bisogno di risorse finanziarie per modificare gli ammortizzatori sociali, che purtroppo mancano visto lo stato dei conti pubblici italiani. E senza la domanda schiacciata dalla mostruosa mole di debito privato che ha innescato la crisi non ci sarà nessun nuovo posto di lavoro da ottenere con più o meno flessibilità. Ecco perché in questo momento la lezione di Monti sull’articolo 18 è tanto inutile quanto fuorviante. Ma chiudo chiedendomi, Monti sa come si crea LAVORO ?

venerdì 11 maggio 2012

Governo, Chiesa e la vita di un uomo !!!!!

«Le conseguenze umane» della crisi «dovrebbero far riflettere chi ha portato l'economia in questo stato e non chi da quello stato sta cercando di farla uscire». Si vergogni Professore. So che dopo ha provato a correggere il tiro, nella migliore tradizione italiana, con la quale si sputa in faccia al cittadino e alla sua dignità, da pusillanimi arroganti gonfi del potere che vi ubriaca, quali siete; ma le parole restano, e pesano. Purtroppo solo sulle nostre coscienze non ancora del tutto sopite. «Non parlavo di suicidi, ma di conseguenze umane». Ci spieghi meglio, Professore, quali sarebbero le conseguenze umane della crisi? La difficoltà di sopravvivere? Di campare una famiglia? Di passare una giornata di riposo dopo una settimana di lavoro? L’impossibilità di innamorarsi, metter su casa, fare figli? La tragedia di non poter curare una malattia, rinunciare alle medicine, ai dentisti, agli oculisti. Le proibizioni che dobbiamo imporre ai nostri figli, compresa quella di poter studiare? La conseguenza umana della crisi – abbia coraggio – la chiami MORTE. Sterminio o strage. Non ci sono eufemismi che tengano, non ci sono dolcificanti o deodoranti che possano rendere meno orribile la realtà. È vero, bisognerebbe trovare i responsabili e costringerli a pagare. Io so, lei sa e tutti sappiamo chi sono i responsabili del disastro. Sono i capitalisti, i padroni, le banche, i “poteri forti”, altro eufemismo che rende tutti colpevoli e nessuno colpevole. Noi siamo gente semplice, Professore, tecnici ormai della sopravvivenza spicciola, luminari dell’arrangiarsi. Noi eravamo anche quelli che gridavano: “Noi la crisi non la paghiamo”, perché forse non avevamo capito che Noi, la crisi, l’avremmo pagata con la vita. Noi siamo quelli che “le conseguenze umane” della crisi ce l’hanno stampata in faccia ogni giorno che ci avviciniamo ad uno scaffale del supermercato, che decidiamo se comprare o no un paio di scarpe o che impariamo a tagliarci i capelli in casa. Che abbiamo imparato a rammendare, a vestirci con abiti usati, a leggere libri con le pagine ingiallite, ad ascoltare la musica di un concerto da lontano. E noi, siamo quelli più fortunati, perché ancora a morire per la fame non ci pensiamo. Poi ci siete voi, ed anche voi con le vostre conseguenze: dovete studiare un modo giusto per risparmiare i nostri soldi. Dovete discutere sei mesi per capire se sia possibile ridurre i vostri emolumenti. Dovete studiare e studiare per comprendere se sia possibile smettere di finanziare il ladrocinio di stato. Dovete essere prudenti per non urtare le suscettibilità dei padroni con i quali fate affari – con i nostri soldi – dovete tagliare le spese sulle nostre vite, che le vostre son preziose. Dovete favorire i criminali che, appunto, queste conseguenze le hanno create. La disperazione e la morte, la strage che resterà impunita. Forse non siete stati voi, è vero, ma ora almeno siete complici dello sterminio. Ieri una bambina di 15 anni ha tenuto le gambe del padre che si era impiccato, ed è stata così fino a quando la madre e la nonna sono arrivate ad aiutarla a salvare la vita a suo padre. Così c’era scritto sul giornale, senza indugiare sullo strazio delle urla, sulla disperazione che io ho potuto immaginare, di quegli attimi concitati e terribili, che la morte te la fanno vivere sulla pelle, con un brivido che non cessa mai. Qualche giorno fa, il figlio di un tizio imprenditore e malfattore criminale, erotomane e maniaco sessuale, colpito dalla crisi della sua azienda Mediaset, ha lasciato la presidenza per andare ad occupare una sedia in Mediobanca. Professore, ci venga a spiegare quali sono le conseguenze umane della crisi, perché forse non abbiamo ancora compreso, nella nostra volgare semplicità. Ascolti le urla di quella bambina, e poi la prego, ce lo venga a ridire che non parlava di strage, e che il suo è l’unico modo possibile per tornare a respirare.

martedì 27 marzo 2012

Ma non sentite l'urlo di dolore ?

Mario Monti ha minacciato di andare via se non approveranno la vergognosa riforma del lavoro... che bello se tanta rabbia l'avesse avuta per il problema più grande che ha l'Italia, l'illegalità! Che bello se avesse fatto subito una legge anticorruzione, come ci dice la “sua” Europa,che consenta all'economia di crescere in maniera sana. Che bello se avesse fatto pagare la sua manovra a coloro che i soldi se li tengono nelle banche dei paradisi fiscali e se avesse fatto una patrimoniale. Quanti soldini avrebbe trovato invece di tartassare i ceti meno abbienti, i pensionati e forse avrebbe dato una speranza a quei 700mila precari a rischio che dalla riforma voluta dalla professorina “lacrime da coccodrillo”non avranno nessun ammortizzatore. Che bello se avesse riscritto regole nuove per il finanziamento dei partiti e avesse proposto una riforma elettorale fatta a regola, che i partiti non faranno mai. Vai vai … non ti tratteniamo! Subito elezioni con la determinazione e la convinzione che è venuto il momento di una rivoluzione culturale e civica che sappia liberarsi dal devastante modello dell’avere e dell’apparire, universalmente fallito e passare al modello dell’essere, dei diritti e della dignità delle persone. Consapevoli che è venuto di liberarsi per sempre dai furbetti e dagli infingardi ben alleati con i boiardi di stato. Ma se non ora quando? A chi stiamo aspettando per spazzare questi vecchi ladroni che nulla hanno a che vedere con il paese ? La riforma del lavoro se ne parla dopo le elezioni hanno detto. Prendono tempo per ingannare ancora noi cittadini. Sanno bene cosa vuol dire approvarla prima, spero sinceramente che sia lo staesso dopo. Italia svegliati prima che sia tardi ed i nostri figli i miei due avanti non meritano una guerra civile.

venerdì 20 gennaio 2012

Siamo ancora esseri umani ?

Oggi, 20 Gennaio 2012, guardando fuori dalla finestra mentre la natura si ribella lentamente alla stupidità umana, la nebbia e le sue nuvole ricopre di ghiaccio le nostre strade, i nostri polmoni e pensieri, coprendo il cielo come un quadro pronto ad evolversi, un mondo dove il paese dal cuore caldo viene scartato, lasciandolo morire quasi di fame, dove le case crollano come carta, una società che per tirare avanti decide di abbandonare i propri figli per strada, consapevole che qualche iena potrebbe ucciderlo, facendo così colare il suo sangue nei pensieri dei disperati, un sangue che puzza di assurdo e vergogna, mentre tutto brucia nei cuori di noi esseri, altri si godono la richezza, studiando metodi più ingeniosi per distrarci dai loro progetti, navi che affondano, omicidi, incidenti, torri che crollano, nella voce pacata dei media che non divulgano la fame e la disperazione dei commercianti, dei trasportatori, degli agricoltori e delle famiglie disoccupate, il cielo azzurro si colora di nero, il nero si colora di vendetta, perchè dentro di noi qualcosa stà nascendo, come il nostro pianeta si ribella a noi, noi ci ribelliamo a loro, come la vità si stà evolvendo, noi evolviamo insieme ad essa, ora gli esseri umani guardano avanti e sono spaventati, perchè più la vista cerca di guardare il futuro e più vedono il nulla…
Ora però le cose devono cambiare, partono dal basso e gridano, ribellandosi al sistema, dalla Sicilia si odono grida di terrore, quelle grida che vengono soffocate dalla tv e radio, grida che puoi udire solo respirando l’aria chimica che viene buttata nel cielo da anni ormai, i loro passi cominciano a camminare, e il terreno trema, il battito dei loro cuori fà vibrare le anime di tutta italia, serve il coraggio, guardati dentro e ascolta il tuo essere, restare fermi significa diventare un’inutile macchia sporca che cercheranno di eliminare per pulire e riempire le loro tasche, tutti noi dobbiamo combattere per la nostra sopravivenza, rimasti per secoli sotto torchio da chi si crede potente e vuole comandare il mondo e le nazioni, sfoggia e brilla contro il sistema che stà soffocando il nostro paese e il pianeta, distruggi i loro beni e spaventa i loro cuori, che se pur umani battono come fossero un dio, ma qui su la terra non esiste nessun dio, ed è per questo che ora tutti insieme possiamo salvarci e vivere meglio, in un mondo dove tutti hanno tutto, dove non esistono discriminazioni, un mondo dove l’essere umano deve lavorare e avere il diritto di vivere degnamente, sotto il sole pallido e il vento gelido di un pianeta in cambiamento.
Dov’è il tuo coraggio adesso? E' ora che lasci perdere i tuoi stupidi capelli, i tuoi stupidi vestiti di marca, le tue auto e i link stupidi sul tuo socialnetwork preferito, e scendi in strada insieme ai tuoi simili, inizia a lottare perchè sei un essere umano che ha bisogno di futuro e rispetto, questa è la nostra ora, questa è la nostra luna, la nostra evoluzione, è la nostra luce che ci indica il cammino, è l’immagine dove tutti sorridono e vivono felici, dove i soldi rubati tornano indietro, dove il cibo è alla portata di tutti così come i beni che ci aiutano nella nostra esistenza, faremo in modo che piangeranno sangue dai loro occhi, faremo in modo che tutto ciò che hanno creato salterà e illuminerà il loro viso, e se sarà necessario ci faremo male, perchè noi amiamo il pianeta e gli esseri viventi che ci vivono sopra, solo distruggendo e cambiando il sistema noi potremmo avere la nostra libertà, la nostra dignità e il diritto di vivere…
Se sarà necessario distruggeremo tutto, valcheremo la soglia dello sdegno, perchè nulla è più vergognoso di vedere gente che vende le proprie parti del corpo per tirare avanti ancora un altro mese…. alzati e prenditi ciò che ti spetta, questo è il 2012, la nostra guerra per la nostra libertà, uniamo i nostri cuori per un unico battito, il battito degli esseri umani.............ci ricordiamo ancora di esserlo ?!?!?!?!!?!?

mercoledì 18 gennaio 2012

Una ITALIA di SCHETTINO

Come tutti, in questi giorni ho seguito attentamente le notizie che rimbalzano intorno alla tragica vicenda dell’affondamento della Concordia. Oggi, come sicuramente la maggior parte chi segue questo blog, ho avuto modo di ascoltare la telefonata fra il capitano Francesco Schettino, e Gregorio Maria De Falco, che da terra lo redarguiva duramente, cercando di ricondurlo ai suoi doveri. Uno scontro fra una persona del tutto priva di leadership e un’altra che l’aveva assunta e la stava esercitando con decisione.
Non voglio unirmi allo sdegno di quanti stanno condannando Schettino, è troppo facile e poi non è il mio lavoro giudicare un uomo che sta già subendo e subirà le conseguenze delle sue azioni, né mi sento in diritto di puntare il dito, anche se la tentazione è tanta.
La “leadership” è un concetto sfuggente, non una caratteristica univoca, ma un insieme di risorse interiori che cooperano.
Secondo Robbins il vero leader è un vero “servitore”. Chi guida altre persone non può ignorare questa equazione, non può evitare di focalizzare la sua mente sul senso più alto della leadership, che è quello di servire parallelamente i propri obiettivi, il bene degli altri intorno a sé e un bene più alto, qualcosa che va oltre se stessi e gli altri. Può essere un ideale, un idea di futuro, una motivazione spirituale. Questa ultima motivazione è legato al desiderio di contribuire, di dare, di elargire. Di essere “al servizio”.
Oggi più che mai, per affrontare i tempi impegnativi che tutti noi stiamo vivendo, sono convinto che comprendere cosa sia la leadership e svilupparla dentro di sé sia sempre più importante a livello individuale e collettivo. Essere capaci di affrontare le sfide, vincerle, mantenere l’equilibrio, avere la forza di fare la cosa giusta e non quella conveniente, come ad esempio tornare sul ponte della nave che affonda, farà una sostanziale differenza nell’Italia che vogliamo tenere a galla e riportare a navigare il prima possibile.
Imparare ad essere più leader di noi stessi e quindi pronti a diventare leader di altri, per aiutarli più che per comandarli, sarà una delle grandi sfide di questa fase storica. Ecco perché quando osservo il Paese intorno a me e vedo quanti, davanti alla nave che affonda, sono sgomenti e confusi, non sanno che fare, accampano scuse, dicono che c’è buio e quindi non sanno da che parte andare, sento più forte la motivazione a svolgere la mia attività nella formazione, a dare un contributo alla vita di chi un giorno potrebbe trovarsi a doverla usare la sua leadership, e allora meglio che ci sia e sia forte. La leadership non è un optional! La leadership migliora le vite degli esseri umani. E più spesso di quanto si immagini, quelle vite, se c’è davvero, le può addirittura salvare.
Impararla e svilupparla, certi giorni, diavolo, mi sembra proprio un dovere che nessuno può concedersi il lusso di negare ancora.
Schettino è solo metafora di questo paese lo scrivo da piu' giorni sulla mia bacheca, esempio eclatante il nosstro Parlamento con deputati e senatori nominati dai capi partito e non dall'elettore. Gente incapace al ponte di comando il risultato è solo la nave che affonda !!!!!!!!!!!!